Ni de amor se muere, ni de recuerdos se vive

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  1. Son of a Witch
     
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    Miguel voltò la faccia per cercare di non vedere che Vincent aveva stretto a sè Eli per marcare nuovamente il territorio.
    Quel Vince era proprio uno stronzo e, se non fosse stato emotivamente decisamente provato, glielo avrebbe detto senza troppi preamboli.
    Lasciò che Aiden lo abbracciasse e che lo portasse in camera sua.
    Provò a contenersi, ma la diga che era riuscita a contenere la piena di emozioni con Eli, lasciandone passare solo qualcuna, si infranse.
    Prima di rendersene davvero conto si era lasciato scivolare a terra, abbracciando le ginocchia al petto e aveva iniziato a piangere.
    Fino a poche settimane prima non si sarebbe mai permesso di mostrare tanta fragilità davanti a nessuno, ma nell'ultimo periodo Aiden e Victoria erano diventati praticamente famiglia.
    Le lacrime gli rigarono le guance a lungo e rimase a singhiozzare e tremare per un tempo che parve infinito.
    Si accorse che era la prima volta che piangeva per quello che era successo, e spese anche delle lacrime per la separazione, per l'esilio e per il tradimento dei suoi genitori, oltre che per tutto il resto.
    Quando finalmente le lacrime sembrarono esaurirsi fece una serie di respiri molto profondi e si asciugò gli occhi e le guance con un lembo della maglietta.
    -Scusami- disse, senza guardare Aiden negli occhi.
    Sapeva che voleva sapere e che non gli stava facendo domande solo perchè era una persona estremamente gentile e delicata, oltre che un buon amico.
    E, la realtà, è che anche lui voleva parlarne... ma quelle parole io sono gay o Eli era il mio ragazzo, non le aveva mai pronunciate ad alta voce con nessun altro che Eli stesso, e sembravano non voler proprio uscire, per conto loro.
    -Forse sarebbe meglio che i facessi le domande. Non so se riuscirei a farti un discorso- confessò, a bassa voce.
     
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    Aiden si sedette in terra, accanto a lui. Gli posò una mano delicata sulla spalla e attese che piangesse tutte le sue lacrime, per un tempo che parve infinito, accarezzandogli la schiena senza proferire parola. Lui non aveva mai provato un dolore così grande e sentiva di non poter capire, perciò sarebbe rimasto in silenzio ad ascoltare.
    Quando Miguel si fu calmato, Aiden si alzò per portargli una bottiglietta d'acqua che teneva sulla scrivania.
    - Innanzi tutto bevi un po'. - gli disse, quasi in un sussurro. Non voleva apparire troppo brusco, proprio ora che aveva deciso di aprirsi con lui.
    - Va bene, ti faccio qualche domanda, ma se non te la senti di rispondere dimmelo pure. Allora, correggimi se sbaglio... tu e quel ragazzo, Eli, stavate insieme giusto? Scusa ma non me la cavo molto con lo spagnolo. Comunque ho pensato che potesse essere lui quella persona di cui ci avevi parlato all'inizio, il tuo amico di Caracas. Non capisco però cosa sia successo dopo, e soprattutto che sia quel simpaticone che si trascina dietro. - confessò, prendendo a sua volta un sorso d'acqua.
    - Vi eravate lasciati o qualcosa del genere? -
     
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  3. Son of a Witch
     
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    Miguel prese la bottiglia tra le dita e bevve un lungo sorso.
    L'acqua gli sembrava sempre buonissima, dopo che aveva pianto: era così fin da quando era piccolo.
    -Sì, io e Eli stavamo insieme. Da più di due anni. E sì, era lui la persona di Caracas di cui parlavo a mezza bocca negli ultimi mesi-.
    Fece una pausa e bevve un secondo sorso, cercando le parole per tradurre in parole i suoi pensieri.
    -Io e Eli ci amavamo, ma i miei genitori... beh, non mi hanno mai fatto mancare nulla e non posso dire che non mi abbiano voluto bene o che fossero freddi, con me, però non è che fossero particolarmente aperti dal punto di vista della sessualità, e neppure quelli di Eli, seppur non quanto i miei. Siamo stati insieme per più di due anni fingendo di essere solo amici. La metà delle volte che andavamo a fare un giro di ricognizione la finivamo a baciarci da qualche parte, ma a casa eravamo attenti. I nostri genitori continuavano a dire che, se fossimo stati più giovani, saremmo potuti diventare parabatai. Lo prendevo sempre in giro per questa cosa. I miei genitori mi dicevano che quello che c'era tra noi... che il nostro era un rapporto speciale, che pochi riescono a trovare nella vita, ma non avevano idea di quanto questo fosse vero. Un giorno i miei genitori furono chiamati ad Alicante per una riunione straordinaria dei capi degli Istituti e io colsi la palla al balzo: aveva intenzione di dare ad Eli il mio anello di famiglia, di chiedergli di sposarmi e, se i nostri genitori non avessero approvato, scappare da qualche parte insieme, magari in Europa. Ma non ne ho mai avuto l'occasione. I miei sono rientrati prima del previsto e ci hanno beccati a letto. Hanno dato di matto, nel vero senso della parola. L'hanno detto ai suoi genitori e ci hanno tenuti lontani per giorni. Hanno anche assunto uno stregone per evitare che i messaggi di fuoco dell'uno arrivassero all'altro. Due giorni dopo mio padre è arrivato e mi ha detto che aveva sentito il capo di un Istituto disposto a prendermi per l'anno all'estero anche se con così poco preavviso. Non l'hanno detto, ma mi stavano esiliando a tutti gli effetti. L'ultima cosa che mi ha detto mio padre prima di mandarmi qui è stata "Tal vez este año te ayude a ser un poco más hombre y enderezarte de nuevo", che più o meno si può tradurre con "Magari quest'anno ti aiuterà a diventare un po' più uomo e a raddrizzarti di nuovo"- un sorriso amaro si aprì come una ferita sul volto del ragazzo.
    -Mia mamma è stata più carina. Mi ha detto "Ne t'inquiète pas, mon amour, tu verras que quand tu reviendras, ton père aura oublié ce petit accident". Non so come te la cavi, col francese, ma in poche parole mi ha detto che l'anno all'estero farà dimenticare a mio padre questo incidente e che tutto sarebbe stato come prima. Come se amare Eli fosse stato uno sbaglio- le parole di entrambi risuonavano ancora nitide nelle sue orecchie e dolorose nel suo cuore e, come sentì le lacrime salirgli agli occhi di nuovo decise di andare avanti e smettere di pensarci -Sono arrivato qui e si è rivelato essere meno una prigione di quanto non mi aspettassi. Per un mese e mezzo, comunque, ogni sera mandavo un messaggio di fuoco ad Eli, ed ogni sera tornava indietro. Non avevo idea di cosa gli fosse successo, di dove lo avessero mandato, se lo avessero mandato da qualche parte. E il silenzio, il non sapere, era tremendo. Ho provato anche a assumere uno stregone per cercarlo o scoprire qualcosa, ma si sono rivelati duecento dollari buttati al vento. E ora compare qui, non ricorda chi sia, con un nuovo ragazzo, dopo essere stato prigioniero di uno stregone per settimane, senza che nessuno lo cercasse, senza che nessuno lo andasse a salvare, e io... io semplicemente non capisco. Perchè? Perchè nessuno l'ha cercato? Perchè quello stregone lo ha catturato? Perchè rapirlo a Caracas e portarlo ad Amsterdam? Ci sono un sacco di pezzi del puzzle che mi mancano, capisci?-.
     
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    - Oh. -
    Avresti dovuto dirmelo prima. Con me avresti potuto parlare. Non ti avrei giudicato.
    Erano tutte cose che attraversavano la mente di Aiden, ma che non voleva dire per non risultare uno stronzo egoista. Sentiva una morsa stringergli il petto. Come potevano dei genitori fare una cosa simile al proprio figlio? Suo padre l'avrebbe amato anche se fosse scappato con una Fata Oscura, anche se si fosse fatto strappare i marchi. Ma forse perché non era nella posizione di poter giudicare, lui.
    - Mi dispiace tantissimo. Non so cosa si provi ad amare qualcuno così, non posso capire quello che hai perso. L'unico paragone che mi viene in mente è Victoria. - sussurrò, ed era vero.
    Non era mai stato innamorato e, col senno di poi, dubitava che ci sarebbe mai riuscito. Però sentiva di capirlo in qualche modo.
    - Probabilmente se avessi spiegato la situazione a mio padre sarebbe andato a Caracas a fare una lezione di educazione sessuale ai tuoi - disse, cercando di sdrammatizzare per un breve istante, ma poi divenne serio di nuovo.
    - So che è stato difficile aprirti e voglio dirti che hai il mio appoggio e il mio supporto. Se per te va bene posso anche darti una mano con questa strana faccenda della memoria e tutto il resto. Lo Shadowhunter, dopotutto, è la cosa che mi riesce meglio. - gli poggiò una mano sulla spalla. Non sapeva bene come comportarsi in questi momenti, soprattutto con qualcuno che non faceva parte della sua famiglia. Quando era triste, suo zio Jordan gli poggiava una mano sulla spalla e trovava sempre le parole giuste da dire. Lui sentiva invece un nodo alla gola.
    - E per la faccenda del suo nuovo ragazzo... insomma, prima o poi gli tornerà la memoria. - avrebbe voluto aggiungere qualcosa come "e sono certo che sceglierebbe mille volte te di nuovo, anche se così non fosse", ma non conosceva abbastanza quell'Eli da esserne sicuro, e non voleva passare per un bugiardo che vive di frasi fatte. Anche se tra Miguel e quel Vincent, secondo lui non c'era davvero paragone. Si ricordò della prima volta che l'aveva visto all'Istituto, così bello e così malinconico. Ora sapeva perché.
    - Vorrei essere più di conforto - aggiunse poi.
    Voleva abbracciarlo e contemporaneamente voleva andare nella stanza dei due nuovi arrivati, rispedire Vincent in olanda con un calcio e un portale e prendere a schiaffi l'altro fin quando non si sarebbe ricordato tutto.
    Un po' lo odiava, sentiva che uno in grado di dimenticarsi il proprio ragazzo non si meritava che stesse così male per lui.
    Nonostante fosse colpa di un incantesimo. Se l'amore vero esisteva - e Aiden ne dubitava fortemente - quel tizio avrebbe dovuto sentire qualcosa. Avrebbe almeno dovuto avere la decenza di rispedire a casa il suo nuovo fidanzato.
     
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    Il padre di Miguel non era esattamente uno dei più grandi fan di ALexander Firemoon, ma questo non lo disse ad Aiden.
    Al di là del fatto che non avrebbe mai permesso a qualcuno di combattere le proprie battaglie al proprio posto, dubitava che un uomo gay di quarantanni che si trasformava in una donna e noto per essere uno dei maggiori filonascosti tra i Capi degli Istituti avrebbe potuto far cambiare idea al signor Espadaroja a proposito del figlio.
    Anzi, forse avrebbe confermato, ai suoi occhi, che non fosse abbastanza uomo.
    -A quanto mi ha detto- disse, dopo una breve pausa -Il Conclave ha detto che è poco probabile che recuperi la memoria, a meno che non si uccida lo stregone che gli ha fatto questo. E dal momento che mi ha detto che il nome è "Karma", dubito che riusciremo a trovarlo facilmente. Pur ammettendo che non sia un nome falso e che lui ricordi bene, Karma non è molto, su cui basarsi. Cos'è? Un nome? Un cognome? Un nome d'arte?-.
    Guardò Aiden dritto negli occhi egli mise una mano sulla spalla, tirandolo lentamente a sè, stringendolo in un abbraccio.
    Era un abbraccio strano, un po' imbarazzante, anche: non si erano mai abbracciati, anzi, al di fuori della sala di addestramento, il contatto fisico era ridotto praticamente a zero.
    Ma era anche confortante, era bello abbracciare qualcuno.
    Faceva sentire meno soli al mondo.
    -Grazie. Avevo bisogno di parlarne con qualcuno. Credo sarei scoppiato, altrimenti-.
     
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    - Quando vuoi. - disse Aiden. Il suo cervello stava già macinando informazioni, e un piano stava prendendo forma. Moriva dalla voglia di dirlo a Miguel, ma sapeva di dover aspettare per due motivi. Il primo, non voleva sembrargli pazzo o mettergli pressione.
    Il secondo, doveva assolutamente e necessariamente parlarne con Victoria, prima. Quel pazzo ispanico non gli piaceva, ma magari se avesse recuperato la memoria sarebbe tornato a essere leggermente più simpatico.
    - Vedrai che riusciremo a fargli tornare la memoria. Anche se, secondo me, la prima cosa da fare è sbarazzarsi di quell'olandese. - disse Aiden, per poi pentirsene.
    - Scusa, forse è un po' preso per farci sopra delle battute. A mia discolpa, reggo male la tensione. - il che era vero. Doveva assolutamente trovare Victoria.
    Erano anni che aspettava un pretesto per poter fare quello che avrebbe voluto fare.
    - A ogni modo, ora che so tutta la storia, puoi venire a parlare con me tutte le volte che ne avrai bisogno. -
     
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