Ce qui se passe chez Du Mort, reste chez Du Mort

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  1. Son of a Witch
     
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    Una disordinata pila di vestiti e accessori di natura variegata giaceva sul pavimento dell'intera camera da letto, mentre Victoria, in biancheria intima piuttosto sexy, alternava due possibili outfit davanti allo specchio.
    Le piacevano entrambi e non era sicura di quale dei due preferisse e Hecate, acciambellata sul letto cosparso di vestiti da sera ed abiti eleganti, non era di nessun aiuto.
    -Vecchio?- chiamò la ragazza, ad alta voce, con lo sguardo ancora fisso sullo specchio.
    Lucian comparve sulla porta della sua stanza pochi secondi dopo, una spalla appoggiata allo stipite e le braccia conserte davanti al petto.
    -Sinistra- le disse, prima ancora che lei potesse fare la domanda.
    Lei si portò l'outfit che stringeva nella mano sinistra davanti al corpo, per dare un'occhiata.
    -Ne sei sicuro?- chiese lei, guardando il suo riflesso nello specchio, e lo vide annuire con decisione.
    Lucian era un genitore decisamente atipico: al di là del fatto che tecnicamente non fosse nemmeno minimamente umano e che, almeno all'apparenza, non avesse che dieci anni più della figlia, sapeva dare consigli che avessero senso anche per la generazione successiva alla sua.
    -Ottimo- disse lei, lasciando cadere sul pavimento i vestiti che stringeva a destra e procedendo ad infilarsi i jeans scuri strappati e il top nero sopra alla biancheria intima.
    -Puoi anche andare adesso- disse lei, al padre, vedendolo ancora sulla porta.
    -Quell'intimo non è un po' troppo... sexy?- chiese Lucian, pacatamente.
    -Cristo, Lucian, ho più di vent'anni e sto andando a una festa di vampiri al Du Mort. Non parlarmi come se tu sia stato uno stinco di santo. Zio Jordan e zio Alex mi hanno raccontato cose che nemmeno immagini-.
    Lucian alzò gli occhi al cielo -Le immagino eccome, invece- disse lui.
    -Comunque stai attenta, se proprio devi farlo- disse, sparendo e tornando in salotto.
    Tecnicamente Vicky non poteva rimanere incinta ed era immune alla maggior parte delle malattie mondane, ma decise di non farlo notare a Lucian.
    Mezz'ora dopo indossava un completo in stile vagamente dark punk, coi capelli raccolti in una crocchia e due ciuffi che ricadevano disordinatamente ai lati del volto.
    -Non aspettarmi sveglio- disse al padre uscendo -Ti prendo la moto-.
    Salita in sella digitò rapidamente un messaggio per Aiden

    CITAZIONE
    Sto uscendo. Vengo in moto. Passa a prendere il tuo ragazzo e ci vediamo lì. -V

    mise in moto e sfrecciò nel cielo notturno della Grande Mela.
     
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    - Che è, quello? - Noele indicò il mix t-shirt-giacca-sneakers, battendo gli occhi un paio di volte.
    - Un outfit? -
    - No, senti. Vatti a cambiare. -
    Sua zia Noele era tornata da meno di qualche ora da Alicante, e tra lei, Miguel e l'arrivo imminente di zio Jordan e famiglia l'Istituto sembrava più vivo che mai.
    Indossava dei pantaloni a sigaretta e una giacca scura di seta, sembrava appena uscita da un qualche film di spionaggio sexy.
    - Non so che mettere. -
    - Sei proprio come Alexander. Sarà anche una donna, ma di sicuro gli manca il senso estetico. Come quando siamo andati a parlare con quella delegazione di vampiri incartapecoriti a Stoccolma, Non c'è Vicky? -
    Noele si sporse nella sua stanza, osservando le pareti spoglie e i soliti quattro vestiti lasciati sul pavimento. Fece per dire qualcosa, ma si bloccò.
    - Vai alla festa del diurno? - Aiden annuì. Si sentiva nervoso, e non era Jesse a procurargli quella sensazione, ma Dustin. Sentiva l'ansia ribollire in fondo alle viscere e...
    CITAZIONE
    Molto simpatica. Compra un po' di "roba".

    Forse, usare la parola "roba" per descrivere le droghe delle fate non era esattamente antisgamo, ma era improbabile che il conclave leggesse i suoi sms.
    - Buttati sul casual. Metti quei jeans strappati che porti sempre e... uh, aspetta! - sua zia sparì e Aiden approfittò per infilarsi i jeans. Ormai erano il suo unico capo d'abbigliamento, a volte li indossava anche per andare a caccia, giusto per dare quel senso di vissuto.
    Sua zia riapparve poco dopo con un fagottino tra le mani. Glielo lanciò, e Aiden scoprì che si trattava di una camicia di seta dal taglio morbido, nera con i disegni bianchi di piccole piume. Era abbastanza sicuro che il cantante Harry Styles avesse qualcosa del genere, nell'armadio.
    - Puoi tenerla, è tua. -
    - Di chi era prima? -
    - Non chiedere. Ora, vado a parlare con l'essere che ti ha generato. Mi raccomando, niente droghe, niente cibo fatato e fai sesso si-... -
    - Sì, ho afferrato il concetto, a domani! - Aiden chiuse la porta e si infilò alla svelta la camicia.
    Prima di abbottonarla del tutto, si tracciò su una parte del ventre la runa antipaura. Di solito tendeva ad evitarla, dato che lo rendeva un po' incosciente, ma sentiva che l'ansia lo stava mangiando da dentro.

    Lui e Dustin si erano dati appuntamento non molto lontano dalla casa di quest'ultimo. Aiden aveva pagato il solito tassista abusivo, e ora aspettava che sbucasse da un momento all'altro.
    CITAZIONE
    Sono nel taxi con lo strano uomo lucertola.
     
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    Okay, ma sul serio: come ci si veste per una festa di vampiri?
    L'invito di Aiden gli aveva fatto piacere e gli aveva illuminato la giornata altrimenti piuttosto piatta, ma gli aveva messo anche parecchia ansia.
    Ansia dovuta al fatto di rivedere il Nephilim e la sua sorella strega - Aiden non aveva parlato di lei, ma Dustin era piuttosto sicuro della sua presenza - e al fatto di trovarsi di nuovo faccia a faccia con ciò che era, ma anche per il dresscode.
    Doveva vestirsi elegante? Normale? Con abiti d'epoca? In maschera? Non era una di quelle cose che trovavi su Google - lo sapeva per esperienza personale - per cui era andato piuttosto nel panico.
    Alla fine si era messo un paio di jeans attillati, una maglietta bianca piuttosto neutrale e una giacca del tipo che danno ai giocatori di football al liceo.
    Solo dopo aver ricevuto il messaggio di Aiden e essere entrato in ascensore si rese conto di quanto somigliasse allo stereotipo del quaterback che vanno alle feste dei ragazzi i cui genitori sono fuori città in ogni film americano.
    Beh, questo se avessero preso dei ragazzi pelle e ossa per fare i quaterback, naturalmente.
    Scrollò le spalle e si rassegnò, tanto ormai era tardi per cambiarsi in ogni caso.
    Come notò il taxi gli venne un secondo dubbio esistenziale: come avrebbe salutato Aiden?
    Un semplice ciao? Una stretta di mano? Come si salutava un ragazzo della tua età che ti salva da liquefarti il cervello con gli psicofarmaci e ti inizia al mondo della magia?
    -Hey, come va?- disse, entrando nel taxi, con fare sicuro.
    Decise di evitare il contatto fisico, almeno per il momento.
    Sarebbe stato strano e avrebbe aumentato esponenzialmente le possibilità di una figuraccia.
    -Victoria non c'è?- chiese, notando che erano solo loro due.



    Dopo aver preso "la roba" per Aiden si mise ad aspettare i due ragazzi vicino all'ingresso dell'hotel, con la schiena e la pianta del piede destro poggiati sull'intonaco sgretolato della facciata esterna.
    Aiden era vestito anche in maniera passabile, ma Dustin...
    -Miguel o è tornata zia Noe?- chiese al fratello, indicando la maglietta.
    Poi voltò la testa verso Dustin, lo squadrò dalla testa ai piedi, aprì la bocca per dire qualcosa, ma indecisa su cosa dire, esattamente, si limitò a sbuffare e alzare gli occhi al cielo.
    Diede ad Aiden una piccola fialetta di vetro, piena a meta di un liquido denso e metallico che emanava bagliori colorati come se decine di minuscole lucciole vi fossero intrappolate dentro.
    -Mi devi 25 dollari- disse, facendo cenno ai due di seguirla.
    All'ingresso c'era un ragazzo dalla carnagione pallida e i capelli neri tirati indietro con una quantità di gel sufficiente a pietrificare un essere umano.
    Come vide Victoria fece un sorrisone, che lei ricambiò -Tutto bene Tim? Il Nephilim e l'altro sono con me- disse.
    Il vampiro, Tim, fece scorrere un dito sulla lista e lesse ad alta voce -Victoria Grave: tre persone. Prego, divertitevi. Jesse è da qualche parte di sopra-.
    Victoria lo superò e fece ancora cenno ai due di seguirla.
    -Jesse ci tiene che gli ospiti lo vadano sempre a salutare, prima di disperdersi tra la folla- disse, urlano sopra il ritmo di una canzone pop -Quindi seguitemi. Aiden, stai attento al tuo ragazzo. Non faccio da balia a nessuno, stasera. Non tutti gli invitati a queste feste sono persone docili e tranquilli e Dustin puzza di carne fresca da un miglio-.
    Dopodichè si fece strada tra la folla, alla ricerca di Jesse.
     
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    Aiden salutò Dustin con un "hey" molto sicuro, che senza la runa sarebbe stato un "hey" decisamente strozzato. Era felice che esistessero le rune, se fosse stato un mondano non avrebbe sopportato tutta quell'ansia.
    - Vicky ci aspetta al Du Mort. Mi piace come sei vestito. - gli effetti collaterali della runa, tuttavia, erano immediati. Si pentì quasi subito di averlo detto, però lo pensava. Sembrava uscito da un vecchio film americano, ma stava bene. Si ritrovò a pensare che Dustin era una di quelle persone che sarebbe stata bene anche con un sacco dell'immondizia addosso, o un vestito della Disegual.
    Perchè è una fata, ovviamente.
    Si disse.

    Ci misero poco ad arrivare alla festa. Vicky gli porse la boccetta e lui le allungò i soldi, dopodichè entrarono. La musica era così forte da far tremare i muri. Al centro della sala, proprio di fronte alla console, stava quel trono trash che Jesse aveva fatto istallare non appena aveva preso il controllo del clan. A sentire Alexander doveva essere una riproduzione del trono di spade, ma le spade use somigliavano più alle Spade angeliche, assieme a diverse altre armi tra cui paletti, pistole e varie.
    Jesse non sapeva regolarsi, decisamente.
    - Allora Dustin, stammi vicino. Non bere niente se prima non l'ho approvato, anche se dovresti essere immune. Cioè, immune al cibo delle fate, non alle droghe, perciò stai attento. - ironico che lo dicesse con una fiala di Alta Pioggia in tasca.



    Noiosa. Quella festa era noiosa. Tutte le feste stavano diventando estremamente noiose.
    Sapeva che la festa in sè era, come al solito, perfetta, ma da quando quello psicopatico di Malcom si era fatto ammazzare non c'era più brivido. Nessuna occasione per utilizzare le sue gabbie di luce, niente pericoli imminenti.
    Sbadigliò, mentre Alyssa gli versava un bicchiere di sangue. Il sangue dei drogati faceva abbastanza schifo, ma sortiva i suoi effetti. Lo bevve tutto d'un sorso, mentre svariate persone si avvicinavano per salutarlo. Il Du Mort era pieno di facce. Facce di persone che conosceva, il suo Clan che amava, e alcuni individui nuovi che ballavano con gli occhi sgranati.
    Nessuno degno di nota, tuttavia, almeno fino all'arrivo di Victoria.
    - Guarda un po', la strega più bella dell'Upper East Side. Meno male che sei arrivata, questa festa è veramente noiosa. - baciò la mano di Victoria, sfiorandole lievemente la pelle liscia della mano. Era veramente una delle streghe più belle che avesse mai visto: niente squame o pelle arancione, niente corna. Il pedigree era ottimo in partenza, aveva sempre nutrito il desiderio di portarsi a letto Lucian, ma era troppo vicino al Conclave e forse una partita troppo semplice.
    - Hai portato anche il figlio del Conclave vedo - ghignò. Aiden fece del suo meglio per non mostrarsi irritato, cosa che fece sorridere ancora di più Jesse.
    - Non sono qui in veste ufficiale. -
    - Chiaramente. Vedrò di non fare un reportage completo a tuo padre. Una mano lava l'altra, no? Quello che succede al Du Mort, resta al Du mort. - disse
    - Eri un bambino veramente basso, ma devo dire che la pubertà ha fatto miracoli. - aggiunse, ma si bloccò nel notare il ragazzo dietro di lui. Una fata. Ne era certo.
    - È il tuo ragazzo? - domandò ad Aiden, che mise su una faccia sconcertata.
    - Non è il mio-... - cominciò, ma Jesse lo interruppe senza curarsene.
    - Era parecchio che non si vedeva una fata alle mie feste, sono felice. Notizie da mia madre? - domandò. Quel ragazzino era strano, perché non aveva addosso la regalità delle fate, o la bellezza inquietante del piccolo popolo. Sembrava solo un bel Mondano un po' confuso, niente a che fare con le creature pericolose di cui anche lui aveva fatto parte.
     
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    Era abbastanza sicuro, da come se l'erano passata, che Aiden avesse preso della droga e, ehi, lui non era nessuno per giudicare ma punto primo non aveva mai visto un droga in una fialetta e punto secondo non è che avesse proprio ben capito le dinamiche di quello strano mondo, ma gli era parso di capire che Aiden fosse la polizia, e la cosa era quantomeno ironica.
    Camminava dietro al ragazzo, guardandosi attorno con un misto di stupore e timore: le facce che si giravano a guardarli con le espressioni più diverse avevano incarnati pallidi ed esangui, pelli di colori cangianti, corna di varie dimensioni che spuntavano dalla fronte...
    I coniugi Richardson erano stati felicissimi di sapere che Dustin stesse andando ad una festa con un amico, ma Dustin dubitava sarebbero stati altrettanto felici di sapere di che genere di festa si trattasse.
    Non si fece ripetere l'avvertimento due volte e si incollò ancor di più alla schiena del ragazzo dai capelli biondi.
    Quello che doveva essere Jesse era un ragazzo biondo, magro, bello di una bellezza non umana.
    Era seduto scompostamente su un trono molto strano, notò Dustin, ma per quanto capisse il riferimento al trono di spade, non riusciva a capire di cosa fosse fatto.
    -Non sono il suo ragazzo- protestò, allontanandosi di un passo da Aiden.
    Victoria fece una faccia insofferente, come se ogni singola parola che usciva dalla sua bocca mettesse seriamente alla prova la pazienza di lei.
    La domanda che gli rivolse Jesse lo lasciò confuso: non era nemmeno certo che si aspettasse una risposta.



    Victoria fece un sorriso non appena incrociò lo sguardo di Jesse.
    -C'est moi- disse accompagnando il gesto galante di lui con uno teatralmente onorato.
    Non lo aveva mai detto ad Aiden, nonostante probabilmente lo sospettasse, ma lei e Jesse avevano avuto un flirt fisico, ad una delle sue feste, qualche anno prima.
    Non era successo nulla, ma Victoria dovette ammettere a se stessa che il vampiro baciasse incredibilmente bene e che, se non avesse avuto la fama di dormire con chiunque solo per divertimento, probabilmente lei si sarebbe lasciata andare di più.
    -Il ragazzo è uno Scambiato che il Nephilim ha deciso di prendere sotto la sua ala protettiva- spiegò lei, sbrigativamente -Starebbero bene, insieme, vero?- disse, con un ghigno di complicità.
    -Comunque non sa assolutamente nulla del Mondo Invisibile, di noi, di questo- fece, indicando la festa con un gesto delle mani.
    Poi si bloccò e sorrise.
    Probabilmente Aiden si sarebbe arrabbiato, se l'avesse scoperto, ma nessuno diceva che avrebbe dovuto scoprirlo, no?
    Jesse, tesoro aveva imparato la telepatia quasi subito, perchè trovava che fosse decisamente più utile che organizzare fughe tattiche dall'Istituto con suo fratello ad alta voce Me lo voglio togliere dai piedi. Ti dò carta bianca. Non ferirlo, non bere il suo sangue e non ucciderlo, ma per il resto fai ciò che vuoi, divertiti. Basta che domattina non vorrà più saperne di me o di Aiden. Hai la mia parola che, se ti astieni dalle tre restrizioni che ti ho dato, ti coprirò con il Conclave per qualunque ipotetica conseguenza.
     
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    - Che delicatezza - commentò Aiden, rivolgendo un'occhiataccia a Victoria. Le voleva bene, anzi, l'amava più della sua stessa vita, ma proprio non riusciva a sopportarla quando si comportava in quel modo. Soprattutto perché era la prima volta, non l'aveva mai vista trattare così qualcuno che gli stesse a cuore. Alla battuta di Jesse, Dustin era indietreggiato un po'. Aiden sapeva che non sarebbe durato a lungo, da sobrio, con quel clima.
    - Uh, un figlio scambiato. Potremmo anche essere fratelli. Eccitante. - commentò Jesse, e in quel momento recepì il messaggio di Victoria. Dovette mettercela tutta per non sorridere, ma le rivolse un'occhiata. Bene, aveva appena trovato il suo nuovo giocattolino. Quella serata non si prospettava più così noiosa. Ah, l'aveva sempre detto che i cacciatori erano fantastici, e non solo a letto.
    - Allora, giovane fata, sei fortunato che questa sia la tua prima festa. Le feste del Piccolo Popolo sono un po' diverse, in ogni caso... - Jesse sorrise e i canini spuntarono appena. Il sangue di fata non era il suo preferito. L'odore era tra quelli migliori, ma il sapore decisamente amaro, per via del sangue demoniaco.
    - Oh, ora che ci penso, mi è arrivata da poco una cosa dalla Coorte. Penso che non ci sarebbe niente di male nel mostrartela, no? Dopotutto potremmo davvero essere fratelli. -
    Aiden non si fidava di Jesse e ancor meno i quel frangente. I suoi occhi brillavano di una strana luce sinistra. Non avrebbe lasciato che Dustin finisse nelle sue grinfia.
    - Qualunque cosa ti sia arrivata, dubito che sia legale agli occhi del Conclave. -
    - Gli affari della mia gente non sono affari del Conclave. -
    - Eccetto che c'è una guerra e non è più la tua gente. -
    Jesse alzò gli occhi al cielo.
    - Gesù, come sei noioso. È una fiala di Alta Pioggia quella che hai in tasca? Come la vedrebbe, il Conclave? - domandò Jesse - O meglio, come la vedrebbe papino? Diciamo il tuo papino numero uno. -
    - Non ti azzardare. -
    Jesse sorrise. Allungò una mano verso la fialetta che Aiden teneva in tasca e la stappò con i denti, per poi offrirgliela.
    - Siamo a una festa, tu sei un Cacciatore e io non voglio guai col Conclave. Non farò stronzate di cui potrei pentirmi solo per farmi quattro risate con uno scambiato che probabilmente non conosce nemmeno il nome della propria specie. - disse Jesse.
    - Però potrei insegnargli qualcosa e dargli qualche dritta. Sai, le fate tendono a reclamare quello che è loro, e non vedo nessuno che possa dargli una mano nel raggio di... beh, siete in guerra con le fate, dunque penso che le più vicine siano confinate nelle vostre prigioni. Magari i Gregori si divertono a stampargli rune in faccia per vedere cosa succede. Magari possono dormire solo in letti di ferro e possono mangiare solo carne, chi può dirlo. Comunque se il giovane qui presente volesse un paio di informazioni, resto a disposizione. -
    Jesse mise su un sorriso amabile, prima di poggiare la fiala sulle labbra di Aiden e versarne il contenuto sui vestiti e nella sua bocca.
     
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    Dustin era davvero a disagio, avrebbe dato qualunque cosa per non andare da solo con Jesse da qualche parte e separarsi da Aiden, per cui fu grato al Cacciatore di aver trattenuto il vampiro dal rapirlo.
    Scongiurò con gli occhi Aiden di non lasciarlo andare, o di andare con lui, se proprio avesse dovuto, ma Victoria si mise in mezzo.
    -Su, su. E' una festa. Dovremmo divertirci, non discutere e minacciarci velatamente. Jesse, prenditi Dustin e fagli vedere quello che devi. E tu- disse, rivolta ad Aiden, prendendo la fialetta di Alta Pioggia tra le dita e facendo roteare il denso liquido al suo interno -Ti devi davvero dare una calmata. L'hai detto tu stesso, in fondo, di non essere qui in veste ufficiale, no? Credi davvero che il capo di uno dei clan di vampiri più importante del Nordamerica rischierebbe di trovarsi in mezzo ad una guerra per il divertimento di una sera? Con me e te qui, oltretutto? Dopo che io ho portato qui lo Scambiato? Non credo, no? Quindi bevi e rilassati- disse, portando la boccetta di vetro alle labbra del fratello e inclinandola per versargli il liquido in bocca.
    Lanciò uno sguardo a Jesse, facendogli intendere di andarsene in quel momento e portare Dustin con sè.
    L'ultima cosa che la fata vide, prima di essere condotta via dal vampiro, fu Victoria che versava la strana droga in bocca ad AIden, tenendo gli occhi con uno strano sguardo puntati su Dustin, per poi voltare la testa con uno scatto e allacciare le proprie braccia intorno al collo di Aiden e baciarlo sulla guancia.
     
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    - Victoria, no- - riuscì solo a dire, prima che versasse il resto della boccetta nella sua bocca. Punto primo, non aveva mai bevuto un'intera fiala di Alta Pioggia da solo, e questo Victoria avrebbe dovuto saperlo. Punto secondo, nell'esatto istante in cui ebbe finito di trangugiare il liquido si rese conto che Dustin gli era stato strappato via. Sentì la runa della resistenza bruciare in fretta e seppe che la droga stava facendo effetto.
    - Sei pazza? Anche se non siamo qui in veste ufficiali ci sono un milione di cose che Jesse potrebbe fare per... per... - Aiden sentiva la lingua impastata, e rivolse a Vicky un'occhiata di puro terrore. Troppo in fretta. Doveva cercare di raggiungere quei due prima che fosse troppo tardi, ma dove? Le pareti della stanza si facevano più strette ogni volta che sbatteva gli occhi.
    Gli venne in mente il viso distorto di un ifrit che gli aveva venduto la droga per la prima volta.
    "Regola numero uno: non usarla quando sei in ansia, potresti andare in bad trip". Improvvisamente gli parve che tutti gli occhi dei vampiri fossero puntati su di lui. Piano piano le loro facce diventavano sempre più bianche e immobili. Gli sembrava di stare in un magazzino pieno di manichini senza volto, che lo fissavano inermi. L'unica cosa a colori era Victoria e la sua immagine che oscillava. I suoi colori erano vividi, il suo sorriso caldo.
    Perché erano lì?

    Jesse teneva per le spalle Dustin, conducendolo per i vari corridoi illuminati dalle strisce led.
    - Non preoccuparti, non intendo mangiarti. Il sangue di fata ha un sapore veramente disgustoso. - disse Jesse, arrivando a una delle sue innummerevoli stanze. Al Du Mort, ogni stanza era aperta. Perfino le prigioni e la sua camera da letto. Non si disturbava a chiudere le porte nemmeno quando si faceva qualcuno, d'altronde bastava attivare le gabbie di luce che aveva fatto istallare in ogni dove per rendere le zone inaccessibili. C'erano tuttavia dei luoghi in cui gli altri vampiri non potevano entrare, luoghi dove le grate erano sempre accese e le porte sprangate da chiavi e incantesimi che potevano essere disattivati solo da lui stesso. Nemmeno un Nephilim avrebbe potuto ficcarci il naso, pena la morte per ustione e la distruzione totale della stanza.
    Quella doveva aveva condotto Dustin aveva una grande porta di velluto rosso. Jesse estrasse i canini, si punse un dito e marchiò la porta col sangue in un punto che era più scuro. La porta si aprì e lui gli fece cenno di entrare.

    La stanza era enorme, forse una delle più grandi dell'albero. Un tempo doveva essere stata una suite, perché era grande come un appartamento dell'Upper East Side. Al centro cresceva un albero, immerso nel verde di un prato, sul quale erano distesi enormi cuscini. Fiori e rampicanti tappezzavano le pareti. Nell'angolo a destra una fontana lasciava scorrere dell'acqua dorata.
    - Le fate sono astute. Le creature più astute che esistano. - esordì Jesse, chiudendo la porta alle spalle di Dustin.
    Non puoi salvarlo, Cacciatore.
    - Non potendo mentire, padroneggiano l'arte della manipolazione. Nessuno ha scampo, puoi scegliere semplicemente di essere manipolato alle tue condizioni o alle loro. E fidati, le loro condizioni non sono mai quelle che vorresti. - Jesse si avvicinò a un piccolo tavolo in stile rococò , sul fondo della stanza. C'era una bottiglia di sangue che campeggiava nel mezzo, in una brocca ornata. Lo versò in un calice che somigliava allo stelo di una ninfea. Poi prese il rum e ne aggiunse un po', riempiendo un altro bicchiere solo di quello per Dustin.
    - Siediti - gli fece cenno con la mano, prima di accomodarsi sui cuscini.
    - Questi sono regali di mia madre. All'inizio, quando mi hanno trasformato in un vampiro, si faceva sentire solo perché pretendeva una vendetta nei confronti dei vampiri. Quando sono diventato capo, hanno capito di poter ottenere dei vantaggi. Non preoccuparti, mia madre sta con i buoni, per così dire. - Jesse porse il bicchiere al ragazzo.
    - Su, bevi. È scortese rifiutare. - gli disse, sorseggiando a sua volta il sangue.
    Dustin era carino, con quell'aria smarrita e terrorizzata. Era ancora più carino immaginare il trambusto che avrebbe fatto il Nephilim, una volta che sarebbe stato in grado di parlare senza sbavare.
    - Ora, io voglio darti una mano. Perché mi fai tenerezza e mi fai ridere. Tutto tremante di fronte a un Nascosto, eppure ti senti al sicuro con i lupi. Pensi che siano tuoi amici? - con un dito si pulì una goccia di sangue al lato delle labbra.
    - Forse ti sembrano gentili. Ma non è strano che ti facciano da ciceroni nel mondo delle Ombre? Ricorda, ragazzino, i Nephilim possono essere tante cose. Ma gentili mai. Ho detto che le fate sono astute, loro sono intelligenti e hanno la legge e la superiorità razziale che gioca a loro favore, o almeno così credono. C'è una guerra, e quello che stanno facendo i tuoi amichetti lassù non è darti un cordiale benvenuto nel magico mondo del vogliamoci bene. Ti stanno usando, senza condizioni. Voglio riequilibrare un po' le cose, però, perché non mi piace chi gioca ad armi impari. Dunque ecco le mie condizioni, giovane Fata. Puoi andartene da quella porta senza ascoltare quello che ho da dire, ma sappi che mi assicurerò personalmente che il Conclave venga a sapere di te e non te la passerai affatto bene. Oppure puoi rimanere qui, ascoltare quello che ho da dire. E se mi offrirai qualcosa di divertente ti assicuro di poter rispondere a qualunque tua domanda, o richiesta. Qualsiasi. -
     
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    Gli occhi di Aiden si fecero quasi immediatamente vacui e smarriti, mentre la sua pupilla cresceva a vista d'occhio lasciando visibile solo una minuscola fessura di iride azzurra.
    Quando la ragazza gli allontanò la boccetta dalle labbra era già troppo tardi: il liquido scuro era completamente finito, ormai in circolo nel corpo del ragazzo.
    L'Alta Pioggia, come la maggior parte delle droghe delle fate, era relativamente sicura: causava scarsamente o affatto dipendenza e non rischiava di distruggere il corpo o mandare in overdose, ma gli effetti che il mix di linfe del mondo delle fate e un pizzico di magia di quel regno caotico potevano avere sui neuroni e sulle sinapsi di chi ne faceva uso erano incredibili.
    Solitamente tendevano ad amplificare al massimo le emozioni del momento, scavando nei ricordi della persona e fondendo sogni, memorie, fantasie e immaginazione a quello scopo, creando allucinazioni che era quasi impossibile scindere dalla realtà.
    Alle feste, in uno stato emotivo di felicità, euforia o eccitazione era il massimo, ma Victoria, con la foga di distrarre il fratello, non aveva tenuto conto del fatto che nessuno di quei tre stati d'animo rispecchiava quello di Aiden al momento.
    Quella serata poteva diventare un racconto epico per le generazioni future o una brutta gatta che avrebbe dovuto pelare la mattina successiva.
    Sperava decisamente nella prima opzione.
    -Aiden, tesoro, ci sei?- chiese, prendendogli il viso tra le mani e guardandolo negli occhi.
    -Sai chi sono? Sai dove siamo?- lo incalzò, con l'idea di un sorriso che le aleggiava sulle labbra.

    Il rumore della musica e della folla si fece via via più attenuato, man mano che Jesse lo conduceva in corridoi illuminati in maniera strana e vagamente sinistra.
    -Ah, rincuorante- commentò, sarcastico, continuando a lanciarsi fugaci occhiate alle spalle, nella speranza di vedere Aiden o... beh, Aiden, in realtà, che veniva a salvarlo da quella situazione scomoda.
    L'unica cosa che vedeva tutte le volte, ad ogni modo, erano solo corridoi vuoti e, nella sua mente, la strana e inquietante espressione di Victoria che gli faceva torcere lo stomaco in maniera decisamente spiacevole.
    Jesse aprì una porta decisamente kitsch e lo invitò ad entrare; con riluttanza, Dustin varcò la soglia.

    Quello che trovò dall'altra parte era una strana e dissonante accozzaglia di esterno ed interno, come se in quel preciso punto si fondessero due dimensioni diverse e in una di queste ci fosse una stanza d'albergo in stile rococò, mentre nell'altra una radura segreta nel bel mezzo di un bosco incantato.
    Era assurdo, non conosceva nulla di botanica e, di certo non era mai stato in quella stanza o al Du Mort, ma quell'albero, quei rampicanti... avevano un aspetto vagamente familiare.
    -Sinceramente sai cosa mi sembra strano?- chiese, con una spavalderia che non gli apparteneva -Mi sembra strano che tu, nello stesso discorso mi dica che vuoi darmi le armi per non farmi abbindolare dai Nephilim, che chiaramente ti stanno sulle palle e che dici essere tanto orrendi, e mi minacci di denunciarmi a loro se non sto buono e zitto ad ascoltarti-.
    Bevve un sorso di rum, ma non si mosse, nè accennò a farlo.
    -Aiden, e in un certo senso anche Victoria, mi hanno salvato, mi hanno detto chi fossi. Tu mi hai appena conosciuto e, per quanto ne so, potresti essere tranquillamente tu a riempirmi di cazzate. Perchè dovrei fidarmi di uno come te piuttosto che uno come Aiden? Oltretutto, se vogliono usarmi come dici, perchè loro non avrebbero detto nulla a questo Conclave, su di me, e tu invece minacci di farlo? Non so come funzionano i vampiri, ma questo non mi pare un comportamento molto amichevole e degno di fiducia, amico-.
    Bevve ancora un sorso di rum.
    Ere tremendo, troppo forte, troppo secco, ma rimase impassibile.
    Sarebbe morto piuttosto che dare soddisfazioni a Jesse.
     
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    Sentiva vagamente la voce di Victoria. Poi, senza preavviso, il pavimento si aprì sotto ai suoi stessi piedi. Non fece nemmeno in tempo ad urlare che stava già precipitando in un baratro nero. Le immagini di un vecchio, vecchissimo cartone della Disney cominciariono a scorrere di fronte ai suoi occhi. La voce di suo padre lo accompagnava nella discesa. Sentiva le frasi del libro di Carrol, come se provenissero dalle pareti stesse che continuavano a sgretolarsi a mano a mano che scendeva.
    "Che strada devo prendere?" chiese
    La risposta fu una domanda: "Dove vuoi andare?"
    "Non lo so", rispose Alice.
    "Allora, - disse lo Stregatto - non ha importanza"


    Atterrò su un pavimento. Inizialmente gli sembrava di non poter aprire gli occhi per la troppa luce. Lentamente socchiuse le palpebre e capì di trovarsi sdraiato su una vetrata. Non era quella, tuttavia, che infastidiva i suoi occhi.
    Di fronte a lui stava Raziel. O almeno, era sicuro che fosse Raziel. Un angelo di circa diciotto metri, col volto di ghiaccio dorato. Tutto il lui era dorato, dalla pelle, alle ciglia, agli occhi freddi.
    "Dove vuoi andare?" gli domandò.
    "Non lo so", rispose Aiden.
    "Allora non ha importanza"

    Allora non ha importanza. Allora non ha importanza. Allora non ha importanza.
    Era di nuovo al Du Mort. Tutti lo guardavano. La musica era spenta.
    - Ho visto Raziel - gridò alla sorella - Dobbiamo andarcene, stanno venendo a prenderci. Lo sanno! Sanno di me, stanno arrivando li sento! - afferrò Victoria per un polso, con l'intento di trascinarla via. Lei, tuttavia, non si mosse. Rimase a guardarlo con una faccia schifata.


    - Perchè non lo hanno detto al Conclave? - Jesse scoppió a ridere. Quel ragazzino era troppo insolente. Era divertente. Anzi, non lo era. Era fastidioso e Jesse di lì a poco lo avrebbe schiacciato con la punta delle sue nuove Jason of Beverly Hills.
    - Non lo hanno detto al Conclave perché quel simpaticone del tuo amichetto vuole usarti per entrare nel Regno delle Fate. - Jesse sorrise - E poi, il tuo amichetto con il papino a capo dell'Istituto di New York nasconde dei segreti. Segreti che io non posso rivelare, ma che tu potresti chiedere. Di certo il giovane Aiden maneggia molte spade, ma credo abbia paura di quella Mortale. -
    Quella sorta di Mondano chiaramente non poteva competere con lui. Anni di conoscenze, di intrighi e di sogni infarti. Delle notti sperava ancora di rivedere il suo creatore per torturarlo fino a farsi implorare. Ci sarebbe riuscito, ne era certo.
    - Non lo sta dicendo al Conclave semplicemente perché se lo facesse sarebbe il Conclave a usarti. Suo padre alla sua etá aveva giá salvato il mondo due volte e vuole dimostrare di essere in grado. E se ne frega di sacrificare una fata appena conosciuta. È un cacciatore. Tu non conosci i cacciatori, piccola fata. - pregustava già il sapore del suo sangue. Poco importava che avrebbe avuto anche il sapore disgustoso dei demoni.
    - Victoria non ti vuole tra i piedi perché non è d'accordo con questo piano, per lei sei un elemento di disturbo. - continuò.
    - Le fate hanno fatto cose orribili ai Nephilim. Cose che tu non puoi immaginare. Non sai quanto ci odino. Solo che io ora non sono piú una minaccia e anzi, tengono un occhi di riguardo per via delle mie conoscenze. Ma di te, mio caro... hanno paura di te. - concluse, vuotando il bicchiere.
    - Io non voglio aiutarti, voglio solo divertirmi. Denunciarti al Conclave o esaudire un tuo desiderio, per me è completamente indifferente. -
    Dalla piccola pozza d'acqua cominciarono a scintillare delle figure, come fosse un proiettore dall'alto al basso.
    Si intravedeva qualche luogo della corte Seelie. Immagini della Caccia Selvaggia, le stelle. Una festa.
    A queste si frapposero frammenti di altro. Cacciatori storditi e legati nella Corte. Fate torturate negli Istituti.
    Con il gesto di una mano, bloccò tutto.

    Edited by Mons Noj - 1/5/2018, 22:40
     
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